16/11/09

Honduras: alla luce i piani golpisti



Giorno di resistenza n. 142
L'accordo siglato, come si pensava, si è poi rilevato per quello che è: un modo per guadagnare tempo, avvicinarsi alle elezioni del 29 novembre e poi cominciare una campagna per il riconoscimento del nuovo governo nato dal progetto golpista ed il definitivo esonero dalla vita politica del Presidente Zelaya e della sua politica. Arrivati a questo punto c'è da pensare se questa situazione non sia stata pensata fin dal 28 giugno, in accordo e probabilmente con l'appoggio USA, che sono stati capaci di muoversi con equilibrismo e ambiguità, e solo il rientro roccambolesco di Zelaya e il suo definitivo arrivo all'ambasciata brasiliana, ha leggermente complicato i piani.
Ora il presidente legittimo Zelaya, attraverso una carta aperta all'amministrazione USA, ha detto di rinunciare definitivamente a voler ritornare al potere attraverso accordi con i golpisti, e che non riconoscerà assolutamente le elezioni di fine mese, considerandoli illegali e di nessun valore per il ristabilimento della pace e il superamento della crisi politica.

Micheletti gioca apertamente la carta del riconoscimento elettorale, insiste nel chiedere l'arrivio di osservatori internazionali e cerca alleati tra i poteri reazionari internazionali. La destra repubblicana nordamericana spinge per un riconoscimento del vincitore delle elezioni, mentre il neopresidente  di Panama, Ricardo Martinelli, ha assicurato che riconoscerà il voto elettorale, e ha chiesto di fare altrettanto alla comunità internazionale. Nel frattempo l'Internazionale Liberale ha avuto la bella idea di nominare Micheletti come vicepresidente.
Il Frente Nacional de Resistencia contra el Golpe de Estado, crollate le ultime speranze di trovare un accordo che permettesse un minimo di legalità, ha chiamato il popolo a boicottare le elezioni.

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