10/09/09

Golpe in Honduras

Da quella mattina di domenica 28 giugno è passato tanto tempo, 75 giorni, troppi.
Il clamore della notizia si è rapidamente disciolto in Italia, ma il popolo hondureño non ha smesso di lottare e pur subendo una forte repressione, continua a manifestare il suo ripudio al golpe militare, ordito e finanziato dalla vecchia oligarchia del paese, e per il ritorno del legittimo presidente Zelaya. Riunitisi in un fronte unico, hanno organizzato decine e decine di cortei, barricate, blocchi stradali, scioperi e boicottaggi, nella stragrande maggioranza duri ma pacifici. Vengono sistematicamente ignorati sia dalla stampa internazionale (certo, non siamo in Iran) che dalla stessa stampa locale, che a parte alcune eccezioni, è interamente di proprietà della stessa giunta golpista. Una decina di ricche e potenti famiglie, che da sole rappresentano l'85% dell'economia del paese, e che vedevano i loro forti interessi intaccati dalle politiche sociali introdotte da Zelaya. Hanno pensato bene quindi, con l'aiuto dell'alto comando militare, ben ricompensato, di rovesciare il legittimo governo sbandierando un fantomatico ricorso in difesa della costituzione.
Golpe di stato in vecchio stile, ma da una inaspettata risposta che sembra averli presi di sorpresa: il popolo non è rimasto impaurito a guardare, chiuso in casa per il terrore, e dopo un iniziale smarrimento, ha preso di petto la situazione bloccando interamente il paese, pagandone anche un altro tributo di morti, feriti, incarcerati e pesanti umiliazioni. I bollettini quotidiani che riceviamo dimostrano che la protesta è più determinata che mai.
Forse pensavano di aver qualcuno dalla loro parte nello scenario internazionale, ma in realtà la giunta golpista è isolata, non un riconoscimento, ne da singoli stati ne da organizzazioni americane e internazionali, possono solo vantare qualche pacca sulla spalle di qualche amico estremista e reazionario. Anche il governo USA, principale partner commerciale, ha preso una posizione univoca, e giorno dopo giorno si fanno più forti le pressioni contro il golpe e per il ritorno di Zelaya. Sono stati tagliati fondi, aiuti economici, sospesi accordi, cancellati visti e ripudiati tutti quelli che appoggiano il golpe. Insomma il presidente golpista Micheletti e la sua giunta, pur sbandierando continuamente ottimismo si sono andati a cacciare in un vicolo cieco.
Una volta, i golpisti ripudiati, riuscivano ad esiliarsi in qualche paese compiacente, ma per Micheletti e la sua banda, sembra non esserci luogo adatto. Si sono spinti troppo avanti anche per accettare il piano di pace proposto dal presidente del Costarica con l’avvallo USA, che contempla il ritorno del presidente legittimo Zelaya.
C'è da capire da che parte gioca il tempo...

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